PRIMA PARTE: IL SANTUARIO
La Redenzione consumata sul Calvario è perpetuata dal sacrificio dell’Altare che è lo stesso della Croce. L’Altare è il centro dell’Opera e il Santuario è la cornice dell’Altare.
Il brillante corteo dei Profeti che annunciarono il Redentore, degli Evangelisti che scrissero di Lui, degli Apostoli che predicarono la Sua Parola al mondo, dei Martiri e dei Confessori che la testimoniarono, si svolge in questa cornice.
San Policarpo, Patrono di questa Chiesa e Protettore della città, è uno dei primi che confessarono la Trinità dando la sua testimonianza nel nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio, Egli stesso Dio come il Padre e lo Spirito Santo. Egli occupa quindi un posto importante nei dipinti di questo Santuario, custodito dai frati di San Francesco che, oltre agli sforzi e alle sofferenze, ne meritano anche l’onore.
- Arcate laterali
Nei timpani della cornice vi sono, quasi a sostegno dell’intero edificio, i Profeti dell’Antico Testamento: Ezechiele, Daniele, Isaia e Geremia. Ezechiele è assorto in una visione profetica; Daniele è calmo in mezzo ai leoni che minacciano di divorarlo; Geremia siede vicino a una colonna spezzata, piangendo sulle disgrazie della sua patria; Isaia addita, nel futuro, la stella di Giacobbe, figura profetica della Vergine che darà alla luce il Salvatore.
- Pennacchi della cupola
Burada sahnelenen yakalanma anında asker ve gardiyanlar yaşlı Polikarp’ı bu kadar kalabalık bir şekilde götürmeye geldikleri için vicdan azabı duyar.Gli Evangelisti, San Giovanni, San Luca, San Marco e San Matteo, sono accompagnati ciascuno dal suo animale simbolico:con San Giovanni è l’aquila dai sublimi consigli;
con San Luca, il bue del sacrificio;
con San Marco, il leone della vittoria;
con San Matteo, l’uomo della Parola fatta Carne.
- Cupola
I dodici scomparti corrispondono ai dodici Apostoli. San Pietro e San Paolo occupano il posto d’onore. Al di sopra del medaglione di ciascun apostolo vi è una piccola insegna che reca il suo attributo.
San Pietro, riconoscibile già dal pallio, segno del suo primato, ha come attributo le simboliche chiavi.
Alla sua sinistra, San Paolo e la spada, strumento del suo martirio.
Alla sua destra possiamo vedere Sant’Andrea e la croce greca a cui fu inchiodato.
San Giovanni ha, come attributo, un calice da cui un rettile sta fuggendo. Il bastone e le conchiglie appartengono a San Giacomo il Maggiore; San Giacomo Minore è raffigurato con una leva piatta da gualchiera con cui fu decapitato; San Filippo con la croce a T alla quale fu appeso; San Bartolomeo porta il coltello; San Matteo un’alabarda; San Simone una sega; San Giuda un’ascia e San Tommaso una squadra perché costruì un palazzo per un re indiano.
- Timpani delle grandi arcate laterali posti sulla cornice:
(4 scene della vita di San Policarpo)
1° Dipinto – Il Bambino
Da bambino, San Policarpo era schiavo di alcuni mercanti venuti dall’Est ma fu liberato da una pia cristiana, la vedova Callista.
Sullo sfondo del dipinto si vede il monte Pagos e una delle porte del villaggio. I mercanti ritornano al loro paese mentre Callista, felice di aver compiuto il dovere ispiratole da un sogno misterioso, conduce per mano il bambino predestinato, pieno di gioia perché gli arride una sorte migliore.
2° Dipinto – Il Sacerdote
San Policarpo viene ordinato sacerdote da San Bucolo (Vukolos) mediante l’imposizione delle mani.
3° Dipinto – Il Vescovo
Malgrado l’età avanzata, San Policarpo si recò a Roma per consultare il Papa riguardo alla celebrazione della festa di Pasqua. Venera il successore di san Pietro e lo riconosce capo della Chiesa universale.
Per onorare le virtù di San Policarpo, il Papa, Sant’Aniceto, gli chiede di celebrare i Santi Misteri e si presenta in ginocchio ai piedi dell’altare.
4° dipinto– Il martire
San Policarpo, che sta per essere imprigionato e poi martirizzato, prega prima di essere consegnato ai soldati accorsi per arrestarlo.
I pagani, guidati da un ragazzino che hanno minacciato di uccidere, trovano il rifugio di San Policarpo. Il venerabile vecchio accoglie con gioia i suoi persecutori, ordina che venga loro portato del cibo e li supplica di concedergli qualche minuto per pregare. Il suo fervore è così grande che gli stessi soldati si commossero «e videro con rammarico che questo vecchio, così saggio, doveva essere consegnato alla morte». (Vedi Lettera della Chiesa di Smirne riguardante il martirio di San Policarpo)
La nicchia
Negli archetti che sostengono la nicchia di San Policarpo:
- Sant’Ignazio di Antiochia, suo amico e, come lui, discepolo di san Giovanni
- San Potino, primo Vescovo di Lione, inviato in Gallia da San Policarpo.
- Sant’Ireneo, successore di san Potino e discepolo di san Policarpo.
L’Arco d’ingresso del Santuario o Arco di Trionfo
Al centro lo stemma dell’Ordine di San Francesco.
Sugli archetti, a destra e a sinistra, compaiono i santi e i beati dell’Ordine dei Cappuccini che sono collegati tra loro, come da una catena divina, dai monogrammi Gesù, Maria, Giuseppe.
Sui piedistalli vi sono gli angeli portatori di turiboli. Vi sono il primo martire cappuccino e l’ultimo beatificato fino ai giorni nostri (1896). A lato dell’epistola, san Fedele di Sigmaringen, primo martire della Propagazione della Fede; dalla parte del Vangelo, il beato Diego di Cadice.
Secondo lo spirito del Padre, umili e piccoli nei loro trionfi, i figli di san Francesco sono qui ostieri del Santuario e accoliti dell’altare.
SECONDA PARTE: LA NAVATA
«È Gesù Cristo il grande pensiero dell’Eterno Padre», disse San Paolo. «Gesù Cristo è Redenzione».
In questo insieme iconografico sono rappresentati i principali avvenimenti che riassumono la storia di questo mistero, dall’Incarnazione del Figlio di Dio nel seno della Vergine Maria fino alla sua morte in croce.
Questa storia è completata dalla rappresentazione dei santi dottori, dei martiri, dei confessori che grazie alle loro opere contro gli eretici, al loro sangue generosamente versato per la loro fede, all’austerità delle loro vite e alle loro virtù, riprodussero in sé stessi l’immagine di Gesù Cristo, diffusero gli insegnamenti della Chiesa, studiando i suoi misteri e comprovarono la verità della Rivelazione. Ma la Redenzione trova la sua spiegazione soltanto nella Trinità. Ecco perché il dipinto di questo mistero si trova all’inizio della composizione sotto la forma simbolica tradizionale autorizzata dalla Chiesa.
La volta è divisa, in ampiezza in tre cinture, da due fasce decorate con arabeschi. La cintura mediana è riservata alle rappresentazioni simboliche, mentre le due cinture laterali nei sostegni della volta, sono dedicati alla parte storica.
Due archi trasversali, decorati come le fasce, dividono la volta longitudinalmente in quattro campate disuguali.
PRIMA CAMPATA: LA TRINITÀ
- Zona Centrale: Le Tre Persone Divine
Il Padre e il Figlio sono seduti uno accanto all’altro. Il Padre, raffigurato come un vegliardo di giovane aspetto, dalla fronte larga e dall’occhio penetrante, regge lo scettro della Sua regalità. Signore del mondo da Lui creato, lo sostiene sulle ginocchia e lo adombra con la mano destra in segno di protezione. È vestito di bianco perché è la pienezza della Verità. Sommo pontefice, indossa il pallio ornato di pietre preziose, simboli delle sue perfezioni.
Secondo le parole del salmo: «Dixit Dominus Domino meo, sede a dextris meis» (Dice il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra). Salvatore del mondo, egli regge la croce della Redenzione che è qui simbolo glorioso risplendente di gemme e di oro, emblemi delle sublimi virtù che la morte del Figlio di Dio legò per sempre allo strumento della sua sofferenza.
Splendore del Padre, egli è anche Splendore della Verità; questo è espresso dal colore bianco della sua veste. Ma è allo stesso tempo amore poiché si è offerto in sacrificio: il manto rosso rappresenta questo amore. Getta uno sguardo dolce sul mondo che ha salvato e lo benedice.
Sopra la croce lo Spirito Santo è raffigurato come una colomba avvolta di rosso perché lo Spirito Santo è il Fuoco che dà la Vita.
Testo: Pater Verbum et Spiritus sanctus et hi tres unum sunt. (1 Gv 5,7)
Ὁ Πατὴρ ὁ Λόγος καὶ τὸ ἃγιον Πνεũμα καὶ οὗτι οἱ τρείς ἒν εἰσὶ. (I. Ἰωάν E. 7.)
- Zona laterale (lato del Vangelo): Miracolo di San Policarpo
Smirne stava per cadere preda delle fiamme.
I Romani, che allora governavano il paese, avevano compiuto vani sforzi per fermare il devastante flagello quando il proconsole, governatore della città, si ricordò di aver sentito parlare di un vecchio cristiano che operava cose prodigiose. Mandò un centurione a chiedergli di scongiurare questo male.
Il dipinto rappresenta quel momento.
All’orizzonte si vede la montagna dei Due Fratelli che delimita il golfo di Smirne. La scena si svolge nella città alta, sul monte Pagos, mentre la città bassa è in fiamme. San Policarpo, circondato dai cristiani accorsi per implorare il suo aiuto, accetta la richiesta del governatore trasmessagli dal centurione. È in ginocchio, con gli occhi alzati al cielo, le braccia distese a forma di croce, rivolge a Dio le sue ferventi suppliche.
Ben presto avviene il miracolo, il fuoco si spegne e Smirne è salva.
Testo: Κατὰ παράκλησις τοῦ ἑκατοντάρχου ὁ ἃγιος Πολύκαρπος τὴν πυρκαϊὰν
προσευχόμενος καταστέλλει.
- Zona laterale (lato dell’epistola): Martirio di San Policarpo, uno dei primi confessori della Trinità
San Policarpo, salito sul rogo eretto nell’anfiteatro dalla folla di pagani ed ebrei, alzò gli occhi al cielo e, in una preghiera sublime, proclamò la sua fede in un Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Non appena ebbe finito di pregare, i carnefici diedero fuoco al rogo. «Ma le fiamme curvate come la vela di una nave gonfiata dai venti»1 circondarono il corpo del martire senza ferirlo. Vedendo ciò, i pagani «comandarono a un boia di avvicinarsi a lui e di conficcargli un pugnale nel petto».
La scelta dei personaggi in questo dipinto non ha solo un significato storico ma è anche simbolico. Il proconsole che comanda al boia di colpire il martire personifica l’odio dello Stato contro il nome cristiano, è l’odio ufficiale; il boia, l’odio del popolo, l’odio ignorante e brutale; infine, l’ebreo che attizza il fuoco personifica l’odio del popolo d’Israele contro i nuovi figli della vittima del Calvario.
Testo: Διὸ καὶ περὶ πάντων αἰνῶ σε, εὐλογῶ σε, δοξάζω σε σὺν τῷ αἰωνίῳ καὶ ἐπουρανίῳ Ἰησοῦ Χριστῷ ἀγαπητῷ σου παιδὶ μεθ’ οὗ καὶ πνέυματι ἁ γίῳ ἡ δόξα καὶ νῦν καὶ εἰς τοὺς μέλοντας αἰῴνας. sì.
Note: 1 Lettera della Chiesa di Smirne
SECONDA CAMPATA: L’INCARNAZIONE
- Zona centrale: La Madre di Dio
La Vergine Maria seduta su un trono ornato di pietre preziose porta sulle ginocchia il Divin Bambino che Ella presenta al mondo. Un ampio manto bianco, ricamato di gigli e stelle d’oro, emblemi della regalità, le copre le spalle e lascia intravedere la veste rossa, simbolo del suo amore puro per l’umanità. Un velo leggero, modestamente tirato sulla fronte, ricorda la purezza senza macchia della Vergine Immacolata. Il suo piede destro poggia su un cuscino con nappe dorate come si addice a una Regina.
Il Bambino Gesù è in piedi, sulle ginocchia di sua Madre; tiene con una mano il Vangelo, con l’altra benedice il mondo che salverà. Indossa una tunichetta verde per indicare che è la Vita per antonomasia.
Dodici stelle d’oro, disposte ad arco, brillano sopra il gruppo; simboleggiano le dodici principali virtù di Maria.
A destra e a sinistra angeli in adorazione e la sigla MR – ϴϒ.
Testo: Beatam me dicent omnes generationes. Luca I, 48
Μακαρίουσί με πᾶσαι αἱ γενεαί. A.ά. 48
Sopra e sotto questo pannello, in medaglioni circolari, gli angeli personificano le principali virtù per le quali Maria fu degna di essere Madre di Dio.
Fides, Humilitas, Puritas, Charitas.
In cima alla composizione c’è il monogramma splendente di Maria circondata dalla corona reale.
In basso, l’unione dei cuori di Gesù e di Maria attraverso la quale si è compiuto il mistero dell’Incarnazione.
- Zona laterale (lato del Vangelo): L’Annunciazione
È il momento del Concepimento.
L’angelo annuncia a Maria che concepirà e darà alla luce il Salvatore. “Lo Spirito Santo scenderà su di te” dice, indicando lo Spirito Santo che appare in un’aureola dorata, svettante sopra un triangolo, simbolo della Trinità.
Maria in preghiera si inchina davanti al Messaggero Celeste per esprimere il suo perfetto abbandono alla Volontà dell’Altissimo.
La sua purezza immacolata è rappresentata dal colore azzurro del suo manto.
L’angelo Gabriele è scalzo; è vestito di bianco e indossa una cintura dorata perché porta un messaggio. Ha in mano un giglio che allude alla promessa fatta a Maria, che avrebbe mantenuto la verginità.
Testo: Spiritus Sanctus superveniet in te. Luca I, 35
Πνεῦμα ἃγιον ἐπελεύσατε ἐπὶ σέ. Λ. ά. 35.
Complementi
- Nell’arcatura a destra:
San Cirillo d’Alessandria (morto nel 444) che presiedette il Concilio di Efeso nel quale fu pronunciato l’anatema contro Nestorio e fu riconosciuta e proclamata la Divina Maternità di Maria.
- Nell’arcatura a sinistra:
Sant’Anselmo di Canterbury, (1033 – 1100), l’araldo dell’Immacolata Concezione di cui parla nelle sue opere.
- Zona laterale (lato dell’epistola): La Natività di Nostro Signore
Nasce il Divin Bambino; la sua divina Madre lo ha avvolto in fasce e lo ha adagiato in una mangiatoia.
Maria è in adorazione davanti al Salvatore che ha appena partorito, mentre Giuseppe, suo marito, è in adorazione con lei, lieto ma stupito e sembra dire: “Come possono realizzarsi cose così grandi tra persone così piccole?”
Sopra il gruppo un angelo svetta in una nuvola; tiene in mano un filatterio e annuncia la buona notizia: “Gloria in excelsis Deo”.
Testo: Et Verbum caro factum est. Gv, I, 14
Καὶ ὁ Λόγος σὰρξ ἐγένετο. Ἰωάν. Ά, 14
Complementi
- Nell’arcatura a sinistra:
Sant’Atanasio, diacono di Alessandria, eroe del Concilio di Nicea (296 – 376). Ha messo in luce gli artifici e gli inganni di Ario che negava la divinità del Verbo e la consustanzialità. Confuse l’eretico condannato e fu solennemente proclamata la divinità di Cristo.
- Nell’arcatura a destra:
San Leone Magno, (papa 401 – 461) presiedette e guidò con una potente lettera il Concilio di Calcedonia che diede il colpo finale all’eresia di Eutiche, che aveva negato l’umanità di Cristo.
TERZA CAMPATA: LA REDENZIONE
- Area centrale: Il Salvatore
Su un trono risplendente di pietre preziose e d’oro, è seduto Gesù Cristo, che benedice gli uomini che ha salvato. La sua mano sinistra poggia sul Vangelo adorno del Chi Rho di Costantino formato dalle prime due lettere della parola ΧΡΙΣΤΟΣ, accompagnate dall’Alfa e dall’Omega (“Ego sum Alpha et Omega, principium et finis”). Come nel dipinto della Trinità, indossa vesti bianche e rosse che rappresentano la Verità e la Carità. È circondato da un’aureola raffigurante una croce che è l’attributo costante del Figlio di Dio.
A destra e a sinistra le sigle Ὁ ΣΩ – ΤΗΡ.
Testo: Ego sum Via, Veritas et Vita. Gv. XIV, 6
Ἐγὼ εἶμι ὁδὸς καὶ ἡ ἀλήθεια καὶ ἡ ζωή. Ἰωάν. ιθ. 6
Nei medaglioni circolari, quattro angeli vestiti di porpora, simbolo del dolore, portano gli strumenti della Passione:
la croce – Ave crux: tu sola excelsior
la corona di spine: Christi coronam cernite
la lancia e i chiodi: Clavis forato et lancea
il volto santo: Necis insegne in sindone
Sopra l’intero insieme, il Monogramma di Gesù IHS.
In basso, nel libro dei sette sigilli, la Santa Vittima è rappresentata come un Agnello ferito al cuore. Il suo sangue scorre nel calice, ma non è vinto; sta in piedi e tiene in mano lo stendardo trionfante della Resurrezione.
- Zona laterale (lato del Vangelo): L’Istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio
Per perpetuare la Sua opera nella Sua Chiesa, nello stesso tempo in cui ha istituito il sacramento dell’Eucaristia, Gesù ha istituito il Sacerdozio, cioè i sacerdoti e i vescovi.
Il dipinto rappresenta quel momento solenne:
Cristo è in piedi e tiene in una mano il calice. “Fate questo in memoria di me.” disse agli apostoli; e, alzando gli occhi al cielo, invocò su di loro le benedizioni del Padre suo.
Ciascun apostolo, consapevole della grandezza del suo nuovo stato, esprime in modo diverso i sentimenti che lo animano. Pietro, che è alla destra di Gesù, con le mani incrociate sul petto, racchiude i palpiti del suo cuore. Alla sinistra del Salvatore, Giovanni alza lo sguardo verso il suo padrone e vuole trasmettergli la pienezza del suo amore e della sua gratitudine. Accanto a lui, Tommaso si inchina umilmente, mentre Simone, con la mano sul tavolo, allunga l’indice come se si impegnasse a essere sempre degno della sua alta missione. Dall’altro lato, Andrea, il fratello minore di Pietro, ascolta con avida attenzione mista a stupore. Filippo e Bartolomeo si sono inchinati; gli altri apostoli sono nella più profonda contemplazione. Solo Giuda sembra occupato ad altro: conta sulle dita la spesa fatta, mentre con la mano destra afferra la borsa della società di cui è tesoriere.
Testo: Hoc facite in meam commemorationem. Lc, XXII, 19
Τοῦτο ποιεῖτε εἰς τὴν ἐμὴν ἀνάμνησιν. Bene. κβ’, 19
Complementi
- Nell’arcatura a destra:
Sant’Ireneo, vescovo di Lione (120 – 202)
Nella sua opera “Contro le eresie” stabilì la preminenza della Chiesa romana e il dogma della divina Eucaristia, nella quale il corpo e il sangue di Cristo sono offerti in sacrificio.
- Nell’arcatura a sinistra:
San Tommaso d’Aquino (1225 – 1274)
Il Dottore Angelico è anche il Cantore dell’Eucaristia. Su richiesta di papa Urbano IV compose il mirabile Ufficio del Santissimo Sacramento con i suoi inni che sono poemi ineguagliabili per bellezza, lucidità e carità.
- Zona laterale (lato dell’epistola): Il Sacrificio della Croce
Quando Gesù fu crocifisso, ai piedi della croce stavano Maria, la sua divina Madre, Maria, moglie di Cleofa, Maria Maddalena e Giovanni, il discepolo amato. Gesù chiese dell’acqua e gli fu dato dell’aceto. Dopo averne bevuto, disse: “È consumato” e, abbassando il capo, rese lo spirito.
Il dolore è rappresentato in diversi modi in questo dipinto dall’espressione dei volti e dagli atteggiamenti.
Il dolore della Madre di Dio è immenso, ma è sobrio, silenzioso, rassegnato per amore dell’uomo. La Vergine sta in piedi, “Stabat Mater”, con le mani giunte in segno di adorazione davanti alla Santa Vittima che si è offerta per la salvezza del mondo.
Maria Cleofa raffigura il dolore umano; si copre il viso e appoggia la testa sulla spalla della sorella.
Maria Maddalena, la peccatrice pentita, è logorata. Il peso dei suoi peccati la opprime; sembra riconoscere che anche lei ha crocifisso Gesù. Intanto Giovanni getta uno sguardo pieno di amore e di speranza sul suo Maestro, la cui morte ignominiosa sarà il segno della gloriosa Risurrezione per coloro che seguiranno gli insegnamenti divini di cui egli è uno dei destinatari.
Testo: Consummatum est. Gv XIX, 30
Τετέλεσται. Ἰωάν. ηθ’. 30
Complementi
- Nell’arcatura a destra:
San Bernardo, abate di Chiaravalle (1091 – 1153)
È con la croce che ha stimolato il mondo cristiano a riappropriarsi dei luoghi santificati dalla vita e dalla morte del Salvatore.
- Nell’arcatura a sinistra:
Sant’Elena, madre di Costantino, imperatrice di Bisanzio.
Sotto il regno di Costantino il Grande, in seguito all’apparizione della Croce nel cielo, l’imperatrice Elena si recò a Gerusalemme per distruggere gli idoli che vi aveva eretto l’imperatore Adriano. Avvertita in sogno, cercò la croce che aveva portato la salvezza al mondo. Negli scavi da lei comandati furono trovate tre croci. La fede di Sant’Elena le ha permesso di scoprire la croce di Gesù. Le tre croci furono portate a casa di una donna malata. Toccando la croce del Salvatore, la donna riacquistò la salute. Questo miracolo avvenne nel 326.
QUARTA CAMPATA: LA GLORIFICAZIONE DI SAN FRANCESCO D’ASSISI
- Zona centrale: San Francesco in Gloria
L’uomo stigmatizzato di Assisi è in Cielo. Due angeli gli posano sul capo una corona di rose bianche e rosse che ricordano il miracolo della Porziuncola. Accanto a lui altri angeli leggono, chi la Regola da lui lasciata ai suoi figli e la cui perfetta osservanza li condurrà, come lui, alla beatitudine celeste; chi la Benedizione che diede a frate Leone per sostenerlo nelle sue tentazioni.
Intorno al Santo, formando un’aureola, il cordone dei Frati Minori e il rosario simboleggiano la preghiera. Sulla superficie del pannello, posti come intestazione, i tre voti: Castitas, Paupertas, Obedientia.
In fondo alla composizione, un angelo proclama con il suono di un corno la gloria del grande santo di Assisi.
Testo: Communicavit Christi passionibus gaudens et nunc in revolutione gloriae eius
gaudet exultans. (Ufficio di San Francesco)
- Zona laterale (lato del Vangelo): Le Stimmate
Quando sorse l’alba della festa dell’Esaltazione della Santa Croce (14 settembre 1224), Francesco stava pregando sul fianco del monte La Verna, in Toscana. All’improvviso vide scendere dall’alto del Cielo un serafino con ali di fuoco di splendore abbagliante. L’angelo gli volò rapidamente vicinissimo e rimase sospeso nell’aria, poi tra le sue ali apparve l’immagine di Gesù Crocifisso. Nel vederlo, l’animo di Francesco fu colto da uno stupore indescrivibile. La visione scomparve, ma lasciò nel suo cuore un ardore meraviglioso, e nel suo corpo la traccia non meno meravigliosa dell’impronta divina. Apparvero infatti in quel momento sulle sue membra le cinque piaghe che aveva appena adorato nella visione. (Bonaventura, sec. XIII)
Testo: Signasti, Domine, Servum tuum Franciscum, signis Redemtionis nostrae.
(Ufficio di San Francesco)
- Zona laterale (lato dell’epistola): La Consolazione di San Francesco
Francesco si recò a Rieti, presso Foligno, per rendere omaggio al successore di Pietro, Onorio III (1225). Soggiornò nella casa di un saraceno convertito. Una notte, consumato dalla febbre e incapace di dormire, espresse il desiderio che gli suonassero un po’ di musica per confortare la sua anima. Poiché non c’erano artisti in casa, e i frati si scusarono della loro ignoranza, Dio ritenne opportuno venire in aiuto del suo servo stesso. Apparve un angelo con in mano una viola e, facendo scivolare l’arco sullo strumento, produsse suoni così dolci e armoniosi che l’anima del santo rimase come estasiata e i suoi sensi come sospesi.
(Tommaso di Celano vita secunda p. III. CXLVI)
Testo: Secundum multitudinem dolorem meorum in corde meo, consolationes tuae
laetificaverunt animam meam.
Nei timpani delle grandi arcate laterali, sotto il cornicione: le Glorie francescane.
Come una catena misteriosa che si estende dall’arco d’ingresso del santuario fino all’ultimo affresco della zona centrale, le glorie francescane si dispiegano nei timpani degli archi,collegando così gli ultimi figli entrati nella famiglia, i Cappuccini, al padre comune, il padre San Francesco.
Lato del Vangelo: Primo Medaglione: Sant’Antonio da Padova (1195 – 1231)
Il grande taumaturgo, chiamato “Arca del Testamento” e “Martello degli eretici” per la sua prodigiosa eloquenza e per l’ardore della sua fede, è rappresentato mentre porta in braccio Gesù Bambino. Il Bambino tiene in mano l’emblematico giglio e sembra con il suo movimento mostrarci Sant’Antonio come esempio da imitare.
Secondo Medaglione: Santa Chiara d’Assisi (1193 – 1253)
Contemporanea di San Francesco, fondò il secondo ordine francescano, l’Ordine delle Povere Dame o Clarisse. È raffigurata mentre porta il Santissimo Sacramento in ricordo della liberazione di Assisi che ottenne mostrando la Sacra Pisside ai Saraceni che avevano assediato la città.
Terzo Medaglione: San Bernardino da Siena (1380 – 1444)
Nobile senese che poteva aspirare a tutti gli onori li trascurò per entrare nell’Ordine di San Francesco. Il monogramma di Cristo che porta sul petto ricorda la sua grande devozione al nome di Gesù e i numerosi miracoli di conversione ottenuti attraverso questa devozione.
Lato dell’Epistola: Primo Medaglione: San Bonaventura (1221 – 1274)
Figlio di genitori nobili e pii, fu salvato da una pericolosa malattia grazie all’intercessione di San Francesco. Aveva solo quattro anni quando avvenne questo miracolo. “O buona ventura”, dicevano tutti, e questo divenne il suo nome a testimonianza del miracolo. I suoi scritti gli valsero il titolo di “Dottore Serafico”. Riformò l’Ordine francescano e fu elevato alle più alte dignità della Chiesa. È ritratto con la veste rossa cardinalizia mentre scrive la vita del fondatore del suo Ordine.
Secondo Medaglione: Santa Coletta di Corbie (1380 – 1446)
Riportò l’Ordine delle Povere Dame al fervore iniziale e riformò allo stesso tempo il primo Ordine di San Francesco. La sua pittura ricorda le numerose estasi con cui Dio onorò questa grande santa.
Terzo Medaglione: San Luigi d’Angiò, vescovo di Tolosa (1274 – 1299)
Figlio di Carlo II d’Angiò, conte di Provenza, re di Napoli e di Gerusalemme, San Luigi fu imparentato con i più grandi santi di questo periodo e con le famiglie reali d’Europa. Erede al trono del padre, rinunciò alla corona in favore del fratello per aderire al primo Ordine di San Francesco. Appena fu promulgato al sacerdozio, il papa, consapevole delle sue brillanti qualità e virtù, lo nominò vescovo di Tolosa, nonostante la sua giovane età (aveva appena 22 anni). La sua intelligenza, la sua conoscenza e le sue virtù gli assicurarono il massimo successo nella sua amministrazione. È ritratto in abiti papali e con in mano un filatterio in cui è scritta la sua consueta massima: “La mia ricchezza è Cristo; Lui solo mi basta. Qualsiasi tesoro che non sia il mio Dio non è per me altro che miseria e povertà”.
Completa la sintesi della Redenzione il riassunto dell’insegnamento del Divino Maestro, le otto Beatitudini, scritte in lettere dorate nelle feritoie delle finestre della volta.